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L'illuminazione del susino selvatico

Shokoofeh Azar
Shokoofeh Azar
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€ 17,00 

Romanzo finalista all’International Booker Prize 2020 L’illuminazione del susino selvatico è un’opera che affonda le sue radici nel rito stesso del racconto, nel bisogno umano del mito, contrapposti, come unica possibilità di salvezza, all’ottusa brutalità di un regime. E attraverso il destino di cinque personaggi indimenticabili, traccia il ritratto di un’epoca e una nazione sradicata con violenza dalla propria storia, scissa tra dolore e memoria, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Con una lingua potente e immaginifica, capace di rievocare la tradizione della narrazione orale persiana, Shokoofeh Azar ci regala un romanzo di feroce bellezza, confermandosi come una delle voci più intense e originali dell’Iran contemporaneo. Iran 1979. La famiglia di Bahar, un’eccentrica dinastia di mistici, poeti e filosofi, fugge da Teheran allo scoppio della Rivoluzione. Segnata da un terribile lutto – a raccontare la storia è il fantasma di Bahar stessa, arsa viva in un rogo in una sommossa –, si rifugia tra i boschi del Mazandaran, lontano da uomini e strade. Lo sperduto villaggio di Razan, immacolato e selvaggio, li accoglie all’ombra delle sue foreste millenarie, popolate da spettri e prodigi, vecchie leggende, le rovine di un antico tempio zoroastriano. Nel giro di un decennio, però, i tentacoli della nuova Repubblica Islamica giungono fino a loro, portando morte e distruzione, guerra e fanatismo, e spezzando per sempre l’equilibrio tra il mondo dei vivi e gli esseri della foresta. Anche la famiglia di Bahar verrà travolta e divisa, e ciascuno dei suoi componenti dovrà andare incontro da solo al proprio straordinario destino.

Riguardo al libro
Romanzo finalista all’International Booker Prize 2020 L’illuminazione del susino selvatico è un’opera che affonda le sue radici nel rito stesso del racconto, nel bisogno umano del mito, contrapposti, come unica possibilità di salvezza, all’ottusa brutalità di un regime. E attraverso il destino di cinque personaggi indimenticabili, traccia il ritratto di un’epoca e una nazione sradicata con violenza dalla propria storia, scissa tra dolore e memoria, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Con una lingua potente e immaginifica, capace di rievocare la tradizione della narrazione orale persiana, Shokoofeh Azar ci regala un romanzo di feroce bellezza, confermandosi come una delle voci più intense e originali dell’Iran contemporaneo. Iran 1979. La famiglia di Bahar, un’eccentrica dinastia di mistici, poeti e filosofi, fugge da Teheran allo scoppio della Rivoluzione. Segnata da un terribile lutto – a raccontare la storia è il fantasma di Bahar stessa, arsa viva in un rogo in una sommossa –, si rifugia tra i boschi del Mazandaran, lontano da uomini e strade. Lo sperduto villaggio di Razan, immacolato e selvaggio, li accoglie all’ombra delle sue foreste millenarie, popolate da spettri e prodigi, vecchie leggende, le rovine di un antico tempio zoroastriano. Nel giro di un decennio, però, i tentacoli della nuova Repubblica Islamica giungono fino a loro, portando morte e distruzione, guerra e fanatismo, e spezzando per sempre l’equilibrio tra il mondo dei vivi e gli esseri della foresta. Anche la famiglia di Bahar verrà travolta e divisa, e ciascuno dei suoi componenti dovrà andare incontro da solo al proprio straordinario destino.
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